Sidebar

Magazine menu

27
Sab, Apr

Vallifuoco Gennaro - Critica

Typography
  • Smaller Small Medium Big Bigger
  • Default Helvetica Segoe Georgia Times

…in lui alligna una inquieta natura di artista le cui spinte convergono in una sua pittura dotata di personalissima cifra, carica di teatralità, di interiori rappresentazioni esoteriche, mitiche ed oniriche, ed elementi stilistici sia popolari sia colti, desunti da un’ antica tradizione mediterranea, che comprende elementi storici della classicità greco-italica, della medievalità, del barocco fino al contemporaneo.


Roberto De Simone
Regista teatrale, compositore e musicologo italiano


Gennaro Vallifuoco tra alchimie, tarocchi e triangoli. L’arte di un narratore che rincorre segreti di terra.
La Pittura è compagna di strada degli inquieti cercatori di verità.
La Pittura di Gennaro Vallifuoco : si sgrana sorpresa, riflessiva o sorridente, a dipingere altri significati, fa compagnia quando obbliga a spostare confini e certezze.
Vallifuoco ha rincorso i Tarocchi in quanto carte della memoria, le ha dipinte perché abitano il suo petto di viandante, hanno il sale delle sue attese e la voglia di cercare oltre l’incompiuto.
… in viaggio come Talete a scoprire i segreti di Aria, Acqua, Terra e Fuoco. I suoi quadrati di sono un omaggio a Joseph Albers, artista della Bauhaus. Ma ci sono anche i triangoli della stella di Salomone, che conquistarono Templari e viandanti di senso.
Pittura di soglia e di attese, di labirinti di antiche sapienze.. Colore che spezza dai cerchi dell’isolamento, e spinge a stanare parole perdute.
Il segreto di questo pittore dell’anima è conciliare mente e mano, perché la mano è organo degli organi secondo la lezione di Giordano Bruno. Un alchimista, Vallifuoco: lavora a specchio con la verità che gli danza nel cuore, mettendo al centro volti, figure e segni … che danzano su spazi smarriti o inquieti, graffiano verità o le hanno perse ai crocicchi delle scelte.
Le sue tavolozze conoscono il numero 7, quello che nella tradizione è il numero del maestro. Perché come per gli Iniziati, far sorgere il Sole tra i frammenti è un antico dovere dell’Artista.
C’è un Delta da scoprire, cogliendo radici o alzando preghiere e formule verso pietre infrante. Vallifuoco non è solo un narratore: è un costruttore…
Vallifuoco ci indica che gli alberi morti non danno riparo: occorre saper ascoltare e decidersi per la cerca della Bellezza. Pensiero della raccolta dell’Esserci, dopo il silenzio.
La sua Pittura è un’isola nella memoria del vento. Parola-segno che sa farsi logos quando impagina percorsi ma a volte diventa fabula.
Forse le nostre scommesse le abbiamo perse o c’è ancora un tratto di cuore per cui tenerci vivi. … dobbiamo costruire nel granito dell’arte libera le nostre dimore, fossero anche quelle di una notte. Portiamo nel sacco di iuta che calziamo in spalla i tratti a carbone di Gennaro Vallifuoco e un verso di Giuseppe Antonello Leone: “Ci vedremo sulla piazza quest’inverno, quando l’ultima tela sarà nel tuo vento”.


Gerardo Picardo
Giornalista, scrittore


Alla ribalta di un teatro senza tempo si affacciano le immagini dipinte da Gennaro Vallifuoco per le straordinarie “Fiabe Campane“, di Roberto De Simone.
Immobili, sospesi in uno spazio privo di ombre, re e regine, villani e cavalieri ci raccontano di viaggi meravigliosi e di percorsi impossibili.
Dal silenzio di paesaggi incontaminati, sussurri, voci, parole, linguaggi smarriti tornano a noi e affiorano ricordi struggenti e volti intenti di antichi affabulatori.
Una tavolozza ricca di colori della fantasia e di sapienti riferimenti alla tradizione, genera sfolgoranti cavalli rampanti contro un cielo senza orizzonte, o stupefatti viandanti colti nel loro andare tra fiori di un campo infinito.
Così il “teatro dell’ incantamento“ ci trascina lontano dalla realtà, come per magia risuonano, allora gli zoccoli dei cavalli sul selciato, il rullare dei tamburi, il fruscio delle acque.
Con stupore e con gioia ci ritroviamo spettatori fanciulli di un affascinante spettacolo che rende meravigliosamente incerti i confini tra storia e mito, magia e religione, passato e presente.


Nicola Rubertelli
Scenografo e direttore allestimenti scenici Teatro San Carlo