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Sab, Dic

Crispo Gianni

Crispo Gianni

Gianni Crispo (1931 - 2006) è pittore, scultore, acuto interprete del segno, nel senso della scrittura che viene da lontano, e del colore, nelle suggestioni delle epifanie naturali. Nella coerenza evolutiva dei suoi percorsi d'arte, lunghi ben oltre mezzo secolo, ha dato prova di autentica forza creativa, conciliando regola e desiderio, proprio come esige la vita nella natura delle cose che si specchiano nella passione dei grandi Maestri.

Ha vissuto ed operato a Napoli, la sua città natale, ma è stato, ed è, il viaggiatore che investiga nelle meraviglie del mondo e degli argomenti umani, come si universalizzano nella perfetta sintonia con la passione di vita che permea il mondo universo.
Nei lunghi anni di docenza di discipline pittoriche presso il Liceo Artistico partenopeo ha educato varie generazioni d'artisti all'impegno sociale, invitando sempre i suoi allievi alla pratica culturale conciliata tra profondo apprendimento critico e diretta verifica nell'incontro diretto con i capolavori custoditi nei Musei o presenti nelle Rassegne di valenza internazionale. Egli stesso, attentissimo alla lezione dei suoi docenti all'Accademia, amato per la rapidità intuitiva ed il creativo fervore, non si limitava alle modalità con le quali gli venivano suggerite le interpretazioni cromatiche e plastiche. La sua vera scuola di nudo e di paesaggio fatte salve quelle dei suoi mastri Emilio Notte e Vincenzo Ciardo furono i diretti e vissuti dialoghi con i grandi artisti incontrati nei musei d'Europa dove Van Gogh, Gauguin, Schiele, Klimt gli comunicavano come il sentimento dell'800 fosse transitato in nuove tracce delle passioni umane: a questo valgono le svolte epocali.
Gianni Crispo si ritrovò inquieto a cercare se stesso tra l'istintività naturale, il senso profondo dell' eros, l'esotico: un "vero" certo distante dalla denuncia espressionistica, che pure esigeva amore, gli era infatti caro Kokoschka. Eccolo dunque per le vie del mondo. Lo troviamo in Nord Africa, tra meraviglia degli spazi immensi, edenici, siglati intanto dalle impronte del progresso, minime se confrontate con la vitalità delle foreste, delle savane, delle distese lussureggianti.

Soggiorna poi in Sudafrica dove visse per quattro anni tra profumi in tripudio e colori ineffabili. Conobbe la vita dei primitivi, dei nativi che facevano arte a contatto diretto con le divine stagioni, e di quelle recavano sul corpo i segni del colloquio tra cielo e terra. In una sua nota, che risale a quegli anni, l'artista chiarische che: "la vita di quei popoli appariva miserabile all'occhio di un pellegrino che viveva l'apartheid da uomo bianco". Aggiunge anche che nei segni primitivi c'era una magia che nessun artista europeo avrebbe mai potuto raffigurare, perché il progresso contamina, perde il colloquio con il mistero e le leggi della vita.
Tra i suoi ricordi più cari Crispo annovera la "segnalazione", era giovanissimo, al "Premio Mancini e la conquista di quel Premio prestigioso che gli fu attribuito nella successiva Edizione, le mostre tenute in Sudafrica, la personale al Museo "Galleria Smith' di East London. Da quelle terre fioriscono i suoi colori presenti anche nella sua produzione più recente e sono frutto di ri-significazione, perché no, esotica, anche le sue sculture che recuperano frammenti lignei nel bosco napoletano di Capodimonte o dove le spiagge marine accolgono estremi reperti di infiniti naufragi.