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Ven, Apr
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Ciardiello Marisa

Ciardiello Marisa

Sguardo magnetico e mani energiche; talento, vitalità, passionalità: questi gli attributi e gli aggettivi che meglio definiscono Marisa Ciardiello. L’artista vive e lavora a Napoli, la città che le ha dato i natali. Ha frequentato l’Accademia di Belle Arti, studiando scultura con Emilio Greco.

Presso l’Istituto Statale d’Arte di Salerno ha ricoperto per diversi anni la cattedra di modellato. La sua attività di scultrice è iniziata a partire dagli anni ’60 ed è stata di continuo scandita da premi e riconoscimenti dalla critica. Ha esposto in mostre collettive e personali, le sue opere sono in collezioni private (Italia e Stati Uniti) e pubbliche quali: Comune di Massa Lubrense, Biblioteca Nazionale di Napoli, Sezione Arte Contemporanea dell’Istituto Filippo Palizzi di Napoli, Museo MADRE di Napoli, Pro Loco Sant’Agata dei Goti. Ecco alcuni dei critici che hanno scritto di lei: C. Barbieri, V. Corbi, P. DE Ciuceis, C. Franco, G. Gargiulo, M. Giancaspro, P. Girace, G. Grassi, M. Maiorino, A. Miele, P. Ricci, D. Ricci, M. Roccasalva, F.M. Sardella, U. Savarese, M. Valenzi, L. Vergine. Le sculture di Marisa Ciardiello sono architetture senza tempo, sono intrise di una grande forza e di vivaci suggestioni. Nonostante l’uso di materie prime morbide e modellabili, le sculture di Marisa sono sempre poco plasmate, ruvide al tatto, spigolose; il vigore con cui usa lo scalpello è sinonimo di robustezza fisica e morale, la fatica dello scolpire viene superata dallo slancio creativo, che in lei è energico, audace.
Le sue sculture sono come dei koùroi e delle kòrai, delle matres matutae, degli idoli primitivi, dei massicci dolmen, ma la Ciardiello non è né Fidia, né Policleto, né Prassitele, è piuttosto un’eroina contemporanea che consapevole della tragicità dell’uomo, ci invita a rimembrare i tempi lontani in cui l’uomo viveva in un’aurea felicità. Le sue opere sono la testimonianza del dramma della vita umana, lacerata, percorsa da un’ambiguità sottile, in bilico tra false idolatrie e certezze della fede. Pietra, terracotta, gesso, bronzo, cera, lamina di piombo, rame, argento, questi i materiali preferiti dall’artista che in maniera sapiente li modella, dando vita a figure palpitanti. La scultura della Ciardiello si basa su un solido impianto tecnico, che trova nel disegno le sue articolazioni fondamentali: infatti non a caso affianca spesso alle sculture dei colorati disegni a tecnica mista che sembrano invocare l’intervento della materia, il suo rilievo e la sua estensione. Le sue opere sono d’origine espressionista o meglio, di tendenza neo figurativa, accentuate nell’espressività mediante manipolazioni deformanti, assumono valore emblematico e si proiettano nel sociale con passione e senso di compostezza ma anche d’ironia.
E’ il senso del Nulla che prevale nella nostra epoca e forse il lavoro intelligente della scultrice Marisa Ciardiello potrebbe suggerirci nuovi percorsi culturali: contrastare il dilagante processo di omologazione e di conformismo della personalità umana e l’ideologia dei nuovi idoli artificiali che connotano il nostro immaginario ed il nostro modo contemporaneo di pensare e di rappresentare la realtà.
La scultura, in particolare, è oggi più che mai vitale e aperta a sperimentazioni e ibridazioni, esplosiva ed espansa, tanto nelle tecniche e nei materiali, quanto nelle tematiche. Ecco perché sono diventate assolutamente necessarie sia un’attenta rilettura storico-critica, sia un ripensamento anche terminologico delle tendenze scultoree contemporanee. La Ciardiello con tenacia ha accettato le sfide a cui la critica e il mondo contemporaneo ha sottoposto le sue opere: la scultura oggi non può essere monumentale o celebrativa, la scultura oggi vive per sé stessa e afferma il suo puro esistere prima ancora del suo significato.